Da anni mi interrogo, come fotografa e studiosa della fotografia, su quale percorso, emotivo e culturale, seguire per creare immagini significative, indipendenti da facili mode, capaci di vivere nel tempo. Immagini dove percepire, dietro la superficie sensibile, la personalità del fotografo, la sua forza , la sua fragilità, la sua presa di posizione, morale e intellettuale, rispetto al mondo.
Credo che la risposta sia la fotografia vissuta come “avventura del pensiero e dello sguardo”, straordinario dispositivo antropologico del quale riappropriarsi per esplorare la propria realtà psichica, per alludere al mistero presente in noi e nello stato delle cose, per definire - scrive Jean Baudrillard - un’“intensità”, desiderio e nostalgia per qualcosa di più primitivo, più radicale dell’estetica stessa.
Daniela Tartaglia